domenica 28 dicembre 2008

Obiezioni sconclusionate 1^ - Creativi e vasche idromassaggio

Avete provato a guardarvi intorno durante uno spettacolo pirotecnico?

La sensazione è che ci inebetiamo tutti. Naso all'insù, occhio pallato, bocca semi aperta, silenzio assoluto. Praticamente c'è più vita e capacità di discernimento in una pianta grassa.
Che strano, bimbi a parte, tutti noi altri abbiamo una perfetta cognizione dell'epoca in cui viviamo: navigatori satellitari, schermi piatti al plasma, realtà virtuali, videotelefonini, innovazione digitale e bla e bla e bla...
Oh, di fronte ai fuochi d'artificio, ci ammassiamo come cespugli uno sull'altro. Tutti con la testa all'insù.
Una sera ho visto un amico talmente rapito da tentare di bere da una lattina di birra vuota, dove avevo appena spento un mozzo.
Cos'è che ci rapisce?
I colori? I rumori? L'imponenza dello spettacolo nell'insieme delle due cose?
Probabilmente l'ultima.
Penso al cinesimo che un migliaio di anni fa ha inventato questo tipo di spettacolo. 'Azzo che genio.
Sarà certamente stato un praticone che aveva familiarità con polvere da sparo e chimica, probabilmente aveva anche un certo gusto estetico, sicuramente gli mancavano non meno di due falangi fra le due mani. Io azzardo: magari era anche orbo. Vestiva certamente di seta grezza grigina, mangiava poco e riso. Rideva mai e parlava nulla. Si muoveva con una lentezza disarmante e aveva timore financo di scorreggiare (Provate voi a farlo, mentre armeggiate con fiamme, fuochi e polvere da sparo). La sera del primo spettacolo per l'imperatore, probabilmente tutto il merito andò al mandarino di turno, mentre lui, fermo dietro l'ultima colonna della città proibita, con il suo moncherino si toccava le palle. "Speliamo che vada tutto bene".
Una volta che lo spettacolo si fosse rivelato unn successo, avrebbe avuto una ciotola di riso in più e un pezzo di montone speziato da sbranare con calma.

Lui ha miscelato polvere e componenti chimici nelle giuste dosi e...oplà. Per mille anni ci siamo ciucciati il giochetto. Una cosa semplice che dura ancora oggi. E che ci rapisce. Un vero creativo. Un vero genio.

Oggi? Oggi i nostri creativi vestono con pantaloni larghissimi, con borsette indiane a tracolla e sandali firmati anche d'inverno, ondeggiano mentre parlano velocemente, mettono occhiali con lenti di vetro, perchè ci vedono benissimo, ma l'accessorio fa tendenza e poi creano creano...Hanno meningi che sembrano zampogne abruzzesi. Fanno spettacolo.
'Azzo come creano. l'ultima pubblicità della Fiat ve la ricordate. Massì, quella con l'uomo nudo che corre in mezzo a un campo di calcio e il commentatore con fintissimo accento brasiliano che simula soncerto.
Loro si riuniscono in "pool", fanno "meeting", non hanno capi ma "Team leader", sono pagati in dollari e devono per forza dire qualcosa di originale, anzi di più: di assolutamente inconsueto. La loro ciotola di riso e un assegnino ben proporzionato rispetto alla frociesca borsetta che fa bella vista sul loro pube, mentre il montone è una pistarella di cocaina che apre la mente verso nuove, incredibili, spettacoli creativi.

Io non dico che una volta, mille anni fa, era meglio, ma semplicemente che il vero genio si nasconde dietro la sempicità.
Che senso ha munirsi di vasche idromassaggio, se con una serie di peti si può ottenere lo stesso risultato?
Oh lo dice Eddy Murphy, mica io..

Involutamente